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Il Museo Filangieri

C’è un luogo davvero speciale nel cuore di Napoli, il Museo Civico Filangieri. A pochi passi dal decumano maggiore e non lontano dalla Cattedrale sorge il Palazzo Como. Costruito in epoca rinascimentale, il palazzo con la sua inconfondibile facciata in bugnato, ha attraversato la storia della città, divenendo nel contempo spettatore e protagonista degli eventi che nei secoli hanno mutato il volto e il patrimonio artistico di Napoli.

Palazzo Como è conosciuto anche come il “Palazzo che cammina” poiché nel Progetto di Risanamento post-unitario si decise di abbatterlo perchè di intralcio al progetto di ampliamento dell’antico cardine della città greco-romana. Fu allora che un gruppo d’intellettuali napoletani si oppose alla decisione riuscendo ad ottenere l’arretramento di ben 20 metri delle mura perimetrali divenute nel contempo uniche superstiti del glorioso palazzo del ‘400.

Da quel momento inizia una nuova era e il Palazzo Como legherà per sempre il suo nome a quello di un uomo, Gaetano Filangieri Principe di Satriano, e al suo sogno. Dal 1888, infatti, il Palazzo custodisce uno scrigno ovvero il Museo Civico Filangieri frutto della passione per l’arte e del confronto diretto del Principe con le più importanti esperienze europee in tema di collezionismo e organizzazione museale dell’epoca.

La lungimiranza e la modernità del pensiero di Filangieri permisero dunque la creazione di una rete funzionale e relazionale tra le varie realtà museali già presenti in città. Concepito, infatti, dal suo fondatore come luogo d’incontro e sintesi delle arti tradizionali ed applicate, il Museo fu realizzato in una visione rivoluzionaria per l’epoca e concepito come laboratorio didattico e culturale.

Un museo, dunque, che assolve una funzione sociale ed educativa aprendosi alla città e diventandone protagonista. Un luogo dove arte, storia, tradizione, cultura e bellezze si mostrano in perfetta sinergia e contribuiscono a rendere unico il patrimonio della città di Napoli.

Nel visitare il Museo Filangieri si percepisce chiara la differenza con le altre tipologie di musei. Qui si entra in sintonia e s’interagisce con gli oggetti esposti, come a muoversi in un ambiente familiare. Un luogo che rispecchia in pieno il concetto di casa – museo che si diffuse in tutta Europa nell’ottocento come naturale conseguenza della crescente attenzione per il collezionismo privato.

In uno straordinario contesto architettonico, dipinti, maioliche, sculture, porcellane, abiti, armi ed armature, mobili, manufatti, monete antiche e una preziosa biblioteca, si incastrano come pezzi di un unico grande puzzle.

Gli spazi così diversi tra loro, si compensano e si completano: la “Sala Carlo” appare maestosa, antica, con le volte a vela ricoperte dai mosaici a fondo oro di scuola veneziana. Nella sua austerità ed eleganza si presenta come un capitolo introduttivo, la prefazione di un racconto.

La seconda, la “Sala Agata”, accoglie invece con il suo splendore, l’eleganza, il gioco di luci e i colori tenui e rilassanti. “Il diamante tolto dal fango” diventa così una miscela armonica di antico e moderno.

E così una veduta della Napoli settecentesca di Ruiz, si alterna a un raggiante trofeo d’armi della scuola di Toledo e di quella Napoletana; un busto in marmo della “Victa” di Jerace si confonde con le tele dei martiri del Ribera; lo splendido pavimento mosaicato, capolavoro della scuola partenopea, si presta ai giochi di luce che penetra attraverso i finestroni del soffitto. Le porcellane della Fabbrica di Capodimonte modellate dalle abili mani del Tagliolini, si mischiano a raffinati pezzi provenienti da Maissen, Madrid e dal lontano Oriente; dipinti di Stomer e di Giordano si alternano a una seicentesca carta geografica in avorio delle province del Regno di Napoli; un vaso attico del V a.C. convive con un tavolo in mogano intarsiato della Manifattura Napoletana del XIX secolo; un Ercole in terracotta dorata di L. Vaccaro rimanda ad uno ritratto di F. Palizzi.

E allora la visita del Museo Filangieri diventa un piacere! Per gli occhi e per lo spirito. La varietà delle opere, la differente provenienza geografica, i diversi contesti storici si inseguono per poi scomporsi. Si può dunque girovagare nelle sale del Museo lasciandosi trasportare dalla pura curiosità perdendosi in un labirinto senza un apparente filo logico.

E invece, cogliendo appieno il pensiero di Gaetano Filangieri, il senso lo si trova! Da ogni oggetto esposto emerge infatti un tassello, un rimando, uno spaccato di una lunga storia d’amore che, iniziata qualche migliaio di anni fa, continua a resistere e ad essere sempre viva!

 

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